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WELFARE AZIENDALE ALLA LUCE DELLA LEGGEDI BILANCIO 2024 (L.213/2023)

di Dott. Carmine D'Elia - 10/04/2024
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La legge di bilancio 2024 (legge 213/2023) ha confermato una serie di misure di riduzione fiscale per i lavoratori dipendenti, tra cui il taglio dell'imposta sui premi di produttività dal 10% al 5%. Recentemente, il Ministero ha segnalato un significativo aumento nell'uso dei contratti di produttività, che è cresciuto del 30,7% in un anno. Al 15 gennaio 2024, risultano registrati presso il Ministero 9.421 contratti, rispetto ai 7.206 dell'anno precedente.

Questa crescita riguarda sia i contratti aziendali (+19,7%) che quelli territoriali, passati da 613 a 1.529 (+149,4%) in un anno. Dei 9.421 contratti attivi, 7.446 mirano a obiettivi di produttività, 5.777 a redditività, 4.752 a qualità, mentre 1.023 prevedono un piano di partecipazione e 5.758 includono misure di welfare aziendale. Il premio medio annuo per lavoratore è di 1.470,56 euro e coinvolge attualmente 2.907.405 lavoratori.

La normativa sul regime di detassazione dei premi (DL 50/2017) prevede anche la possibilità di convertire i premi di produttività in importi di welfare aziendale. Tuttavia, l'applicazione pratica di questa opzione deve essere valutata attentamente, soprattutto alla luce della nuova aliquota. In merito ai premi di risultato, la normativa prevede un regime speciale di tassazione che applica un'irpef sostitutiva ed esclude gli importi dalla normale retribuzione imponibile ai fini fiscali, beneficiando di un trattamento fiscale agevolato. La trattenuta fiscale è scesa al 5% per il 2024, rispetto al precedente 10%. Questa tassazione agevolata è soggetta a vari requisiti, tra cui un reddito massimo del lavoratore non superiore agli 80.000 euro e una soglia massima di premi di 3.000 euro all'anno per lavoratore, che può arrivare fino a 4.000 euro in aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori. La variabilità del premio è legata a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, definiti con accordi territoriali o aziendali preventivi.

Accanto alla possibilità di ricevere il premio in busta paga, la normativa consente anche di convertirlo in welfare aziendale, con ulteriori agevolazioni fiscali. Le somme erogate sotto forma di beni o servizi aziendali godono infatti di detassazione completa per il lavoratore e di deducibilità totale per il datore di lavoro.

Questo aspetto va attentamente valutato, poiché, nonostante il vantaggio apparente, la decisione di convertire i premi in welfare potrebbe non essere conveniente per il lavoratore. La convenienza dei premi di risultato convertiti in welfare dipende dalla percentuale di detraibilità fiscale applicabile al tipo di spesa del bene o servizio prescelto. Ad esempio, gli esperti del Sole 24 Ore, in un articolo del 22 gennaio 2024, illustrano il caso di un premio di produttività lordo di 1000 euro, che:

• Come premio in busta paga, con un'imposta del 5%, si tradurrebbe in un risparmio fiscale netto di 863 euro.

• Trasformato in welfare, come rimborso spese per la retta universitaria di un figlio, con una detrazione al 19%, risultarebbe pari a 810 euro netti.

E’ evidente che in questo caso, la conversione in welfare risulta meno vantaggiosa per il dipendente. È quindi necessario verificare attentamente, conti alla mano, prima di decidere la conversione del premio di risultato in welfare. Inoltre, quest'anno si applica la doppia soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit, ovvero beni e servizi in natura offerti al dipendente dal datore di lavoro. Per il 2024, infatti, queste soglie sono fissate a 1000 euro per i dipendenti senza figli a carico e 2000 euro per quelli con figli a carico. Tuttavia, questi valori, che comprendono anche rimborsi per utenze domestiche e spese di affitto, non sono detraibili o deducibili nella dichiarazione dei redditi. Di conseguenza, in caso di capienza d’imposta già trattenuta, è sempre conveniente per il lavoratore fruire di questi benefit come risultato della conversione dei premi di risultato.

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