Il legame tra benessere e produttività costituisce l'essenza delle iniziative di welfare aziendale, mirate a migliorare il clima lavorativo e ad aumentare le performance aziendali. Ma cosa implica concretamente il concetto di welfare aziendale? Perché le imprese dovrebbero investire in tali iniziative? Quali sono le opzioni disponibili e quali vantaggi offrono sia all'azienda che ai dipendenti? In questo articolo, esploreremo il significato e le diverse tipologie di welfare aziendale, delineando i suoi molteplici aspetti. Il termine "welfare" si riferisce a tutte le azioni, i beni e i servizi attivati per promuovere il benessere delle persone, includendo i benefit e le prestazioni erogate dalle aziende ai propri dipendenti al di là della retribuzione. Il welfare aziendale si suddivide principalmente in tre categorie:
Il concetto di welfare aziendale comprende tutte le iniziative, i benefit e i piani messi in atto dal datore di lavoro per migliorare la qualità lavorativa e di vita del dipendente, promuovendo così il suo benessere complessivo. Questo approccio è strettamente legato al concetto di "wellbeing" aziendale, dove l'azienda assume il ruolo di facilitatore nel bilanciare la vita lavorativa con quella personale dei dipendenti, contribuendo anche a valorizzare il tempo libero e la sfera familiare. La varietà di servizi fruibili nel welfare aziendale è ampia e la scelta di quali attivare dipende dalle esigenze e dalle preferenze dell'azienda e dai suoi lavoratori dipendenti. Si può optare per il rimborso delle spese già sostenute dai lavoratori o per l'erogazione anticipata di servizi. Tra i benefit inclusi nel welfare aziendale troviamo il maggiordomo aziendale, la banca del tempo, i buoni pasto, gli incentivi per il tragitto casa-lavoro e la mobilità sostenibile, la sanità integrativa e lo smart working, sempre più considerato un benefit importante nell'ambito aziendale.
l welfare aziendale rappresenta una misura che offre benefici fiscali e contributivi ai lavoratori che ne sono destinatari. Dal punto di vista fiscale, le disposizioni stabilite dall'articolo 51, comma 2 e comma 3 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) escludono, alle condizioni specificate, tali benefici dalla formazione del reddito da lavoro dipendente, in considerazione della loro natura sociale che derogano al principio di omnicomprensività del reddito, come previsto dal comma 1. Per quanto riguarda l'aspetto contributivo, il Decreto Legislativo n. 314 del 1997 ha stabilito un'armonizzazione tra imponibili fiscali e contributivi. Ciò significa che ciò che non costituisce reddito imponibile fiscalmente, non è considerato reddito nemmeno dal punto di vista contributivo. Di conseguenza, le somme riconosciute come welfare aziendale sono escluse dal versamento dei contributi previdenziali a carico del lavoratore (oltre che dell'azienda). Con la circolare n. 49 del 2023, l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) è intervenuto, dopo quasi sette anni dalle novità introdotte nel 2016, per fornire chiarimenti in merito al regime contributivo delle somme erogate o messe a disposizione come welfare aziendale. L'INPS ha precisato che, nonostante il Decreto Legislativo n. 314 del 1997 preveda l'armonizzazione tra retribuzione imponibile fiscale e previdenziale, il regime di esclusione dall'imponibile ai fini contributivi è più ampio di quello fiscale. In particolare, vengono escluse dall'imponibile previdenziale le voci individuate dall'articolo 51, comma 2 del TUIR, come le lettere a) e f-quater, che riguardano i contributi previdenziali e assistenziali versati dal datore di lavoro o dal lavoratore in ottemperanza a disposizioni di legge, nonché i contributi e i premi versati per prestazioni di assistenza sanitaria e il rischio di non autosufficienza o gravi patologie, soggetti a contributo di solidarietà del 10% a carico del datore di lavoro.
Secondo l'articolo 95, comma 1 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), le imprese hanno la possibilità di dedurre dal proprio reddito tutte le spese sostenute per il lavoro dipendente, incluse quelle relative all'erogazione di prestazioni di welfare, sia in denaro che in natura. L'applicazione delle misure di welfare aziendale offre alle imprese una serie di vantaggi fiscali che possono risultare particolarmente interessanti. Tra questi vantaggi, si evidenziano principalmente:
I Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) di diversi settori industriali ed economici, come il metalmeccanico, gli orafi e gli argentieri, il turismo e le telecomunicazioni, regolamentano l'erogazione dei contributi welfare, stabilendo le somme che le aziende devono investire per ogni dipendente. Secondo la legge, le spese sostenute dalle aziende per i contributi welfare dei lavoratori sono completamente deducibili dalle tasse. Le aziende possono usufruire di vantaggi fiscali anche nel caso in cui attivino un piano di welfare unilaterale, non legato alla contrattazione collettiva. In questo caso, l'azienda ha la possibilità di:
• Dedurre l'intera somma spesa per l'erogazione dei benefit ai dipendenti, purché non superi la soglia stabilita dalla legge.
• Dedurre il 100% della spesa sostenuta per l'erogazione di misure di welfare, se è presente un regolamento aziendale che ne preveda le modalità di erogazione e dal quale l'azienda non possa recedere.
• Dedurre il 5 per mille delle spese per il welfare che superano la soglia di 258,23 euro annui, nel caso in cui non sia presente alcun regolamento aziendale.
Per comprendere appieno quali siano le misure di welfare aziendale che consentono alle aziende di accedere alle agevolazioni fiscali, è necessario fare riferimento alla normativa vigente, in particolare al Testo Unico sulle Imposte sui Redditi (TUIR), agli articoli 51 e 100 della Legge. Il paragrafo 2 dell'articolo 51 del TUIR, oltre a delineare i servizi che non rientrano nel calcolo del reddito da lavoro dipendente, fornisce anche indicazioni chiare sulle misure considerate welfare aziendale e che consentono di beneficiare delle agevolazioni fiscali. Tra i servizi riconosciuti come welfare aziendale troviamo:
• I versamenti integrativi a fondi di previdenza complementare.
• I contributi pagati per l'assistenza sanitaria integrativa. Il rimborso delle spese di viaggio o l'abbonamento ai mezzi pubblici.
• Le prestazioni sanitarie.
• Beni e servizi in natura, come buoni carburante, ricariche telefoniche e buoni per lo shopping, anche sotto forma di voucher, con l'importante limitazione che l'agevolazione fiscale si applica solo se il valore di tali beni e servizi non supera i 3.000,00 euro annui fissati per i fringe benefit del 2022.
• Servizi di assistenza familiare, inclusi il baby-sitting e l'assistenza domiciliare o residenziale per persone non autosufficienti, sia per bambini che per anziani.
• Spese per l'educazione e l'istruzione del dipendente e dei suoi familiari, compresi corsi di formazione extraprofessionale, università, corsi di lingua, acquisto di libri scolastici, rette d'iscrizione, campus estivi, ecc.
• Servizi per il tempo libero, come viaggi, ingressi a cinema, teatri e musei, e abbonamenti a palestre e piscine. L'articolo 100, invece, specifica che la deducibilità è concessa quando tali servizi sono erogati all'intera forza lavoro o a una categoria omogenea di dipendenti.
Se il modello 231 viene effettivamente adottato, le informazioni rilevanti in merito ai temi materiali e alle politiche aziendali adottate in materia possono essere facilmente acquisite dalla DNF. Queste informazioni, raccolte nel Report di sostenibilità, possono essere diffuse per favorire una maggiore conoscenza del modello 231 sia all’interno che all’esterno dell’azienda.
L’art.38 del Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19 istituisce il Piano Nazionale di "Transizione 5.0". Quest’ultimo, sostituisce il piano 4.0 e lo integra con i tre concetti chiave: sostenibilità, umanocentrismo e resilienza.
Il Report di Sostenibilità rappresenta un importante strumento per le aziende, che consente di comunicare ai propri clienti e agli stakeholder i risultati dell’attività svolta per promuovere il benessere dei dipendenti, la trasparenza e l’equità nella gestione, l’attenzione all’ambiente, l’efficienza economica e l’adozione di politiche sociali virtuose come il welfare, la formazione continua e la condivisione di percorsi di crescita.